SE NE VANNO
(traduzione dal croato di Jacqueline Spaccini)
ODLAZE
di
BORIS MARUNA
Se ne vanno, se ne vanno tutti!
Vanno vanno vanno
E non ci sono più
Li vedo di giorno in giorno
Di anno in anno
In luoghi diversi: nelle piazze, le vie, i villaggi lungo il fiume
Se ne vanno in varie circostanze
Se ne vanno e per ciò tu non puoi essergli d’aiuto
Se ne va il nanetto e porta appresso la moglie nanetta
Se ne va l’uomo accasato alla donna sbagliata
Se ne va la donna maritata all’uomo giusto
Se ne va il paladino dell’ordine soprannaturale delle cose
Se ne va l’ala destra dell’Hajduk
Se ne va la promessa della corale
Se ne va l’amore mio
Se ne va il cervello più brillante dell’amministrazione comunale
Se ne va lo stomatologo noto
Se ne va il noto ruffiano
Se ne va l’intera delegazione del popolo lavoratore
Se ne va il popolo lavoratore
Se ne va l’uomo di una volta senza passato
Se ne va l’uomo senza futuro
Se ne va mia madre
Se ne va il fedele della falsa religione
Se ne va la fede nel risanamento
Se ne va la religione
Se ne va l’impiegato incravattato
Se ne va lo scrittore di romanzi porno
Se ne va la sua musa in mutandine rosse
Se ne va la filippina con la quale passai la notte
Tra il 3 e il 4 giugno del 1969
Se ne va l’erede di tutto un impero
Se ne va il carburatore della nera Mercedes
Se ne vanno tutti
Se ne vanno di giorno e di notte e di notte e di notte e di nuovo di giorno
Se ne vanno sotto la pioggia, la neve, sotto un caldo cocente e sotto la nera notte
Se ne vanno senza tornare, senza nulla lasciare né possibilità di revocare
Se ne vanno seguendo il ritmo musicale delle fanfare
Se ne vanno col gemere sommesso del vento, con l’urlo aguzzo della bora sul mare
Se ne vanno comunque, cercando di dimenticare in tutti i modi possibili
Che se ne vanno
Ma se ne vanno
Sotto terra
La quale, come una vecchia puttana,
Avanza allargando le gambe
Per far loro più posto.
(Amarti da lontano era più facile)
Zagabria, Matica Hrvatska, 1996
Pubblicato da Il Segnale, n. 52, ottobre 1998
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