L’uliveto
(Maslinov gaj)
Non so se fu la voce degli uccelli
o il cinguettio del vento dell’est
a condurmi un giorno nell’uliveto
ove nell’ottone delle fronde sparse
quieto dormiva ancora il riflesso del giorno.
Scesi allora nella baia amara
dell’erba solitaria e sul bordo
del mare rilucente, sulla spiaggia di ghiaia
e chiardiluna, vidi il suo profilo calmo
avvolto dal sussurro e lo sciabordio delle onde.
Se solo non avessi mai inteso il loro mormorio!
Fossi rimasta accanto allo steccato
sotto il fico selvatico, non fossi scesa
nell’orto ombreggiato sulla rena argentata
e gli scogli azzurri di luna…
Tu saresti rimasto sulla pietra seduto
schivo e sconosciuto, sul limitar della spiaggia.
E il gemito triste dei flutti
nei tuoi cupi pensieri avrebbe cullato
i neri e tempestosi rami.
E forse infelice vagheresti
sulla collina autunnale, cangiato in uccello
ramingo, in stella nuda
che brilla dei frammenti d’una brace
sulla distesa di un pavido mare.
Ed io mi sarei ben presto addormentata, incurante,
sotto il fico selvatico, e non sarei rattristata
di non sapere per dove se ne andò il giovane
che guardava il mare, solo e lontano
nello scintillio delle onde, nel silenzio dell’estate.
L’angelo
(Andjeo)
Né sogno né cigno,
solo il verde scintillio
nel canto lontano
dell’acqua che ancora non è nata.
E continua la mia anima
il tuo sguardo adulto.
Per la contesa mezzogiorno
ha affilato i girasoli.
Amare qualcuno
com’è pericoloso:
solo ritorni
mentre si rizza il gallo
nella città vecchia
che non più di te
è stata saggia
e più non nasconde il volto
dietro miseri mattoncini.
Ancora un po’ pallidi
per l’alba sono i barcaioli.
Spuntano nei musei
alcune orchidee rosse.
Perché ci siamo amati
quando il racconto del mare
che si fermò
non abbiamo concluso?
Lentamente si spenge
tra le nostre braccia
l’angelo impotente
che sorride alle parole
con le quali avremmo voluto
tracciare il sentiero
del nostro piccolo amore
presso l’estuario
del grande fiume.
Vesna Parun. Né sogno né cigno. Caserta, Editrice Spring, 1999. Prefazione di Predrag Matvejevic. Traduzione dal serbocroato e nota critica di Jacqueline Spaccini.
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