mercoledì 28 giugno 2023

Nessuno scrive al colonnello (riflessioni sulla novella di Gabriel García Márquez)

Attenzione: verso la fine di questo post viene svelata la fine del racconto.

versione italiana del 1977 (sesta edizione)



El coronel no tiene quien le escribe è  una novella finita di scrivere nel gennaio del 1957, a Parigi.

La lessi in italiano nel 1977, prima del successo che Márquez raccoglierà nel mondo intero, a partire dal premio Nobel, da lui ottenuto nel 1982. 

A chi, in Europa, frequentava il liceo negli anni Settanta del secolo scorso, Márquez era già noto per Cent'anni di solitudine, scritto in verità dopo Nessuno scrive al colonnello, ma ben più famoso. 



Qui viene già menzionato Aureliano Buendía (capostipite in Cent'anni di solitudine), ammiratissimo capo del nostro colonnello, fino alla pace di Neerlandia, nel 1902, al termine della guerra dei mille giorni, cui farà seguito la secessione di Panama. 

Per una storia dettagliata della Colombia, consiglio la versione francese di wikipedia (clicca qui).

Si sa come l'incipit, ovvero l'inizio di un testo letterario,  sia quella parte incaricata di trattenere il lettore: l'autore che ambisca a tale funzione, a metà del XX secolo, fa iniziare la storia in medias res, preferibilmente a partire da un gesto quotidiano, in cui anche chi legge possa riconoscersi. 
E infatti così principia la novella:

Il colonnello aprì il barattolo del caffè e si accorse che ne era rimasto appena un cucchiaino. Tolse il pentolino dal focolare, rovesciò metà dell'acqua sul pavimento di terra battuta, e con un coltello raschiò l'interno del barattolo sul pentolino finché si distaccarono gli ultimi rimasugli di polvere di caffè misti a ruggine di latta (1).

Un unico periodo, lungo ben sette righe. Un incipit mimetico, si sarebbe detto ai tempi di Sciascia, che riproduce la realtà, attimo dopo attimo.

Ma l'incipit ha due funzioni. Oltre ad attirare, devo soprattutto in pochissimo tempo informare, far entrare il lettore dentro la storia, senza dovizia di particolari. Diversamente, infatti, saremmo in un romanzo del XIX secolo, probabilmente di Balzac (2). 

Che cosa apprende il lettore? Colui che fin dal titolo si sa essere il protagonista è chiamato il colonnello (sempre e soltanto, e con la *c* minuscola), non ha nome né cognome per tutto il racconto, così come sua moglie e il dottore, sottilmente avverso al regime. Si capisce che è vecchio, è un veterano, siamo nel 1956, perché si menziona l'apertura del canale di Suez.

                      

Altri personaggi, quelli che non sono altrettanto importanti (seppure fondamentali), hanno un nome oppure un cognome: 
  • suo figlio Agustín (assente in quanto morto ammazzato)
  • Don Sabas (sordido faccendiere malato di diabete, ma straricco), «miracolosamente» (3) scampato alla persecuzione dittatoriale.  Al protagonista, il dottore che cura un po' tutti dice: a don Sabas interessano i soldi molto di più che la sua stessa pelle
  • Alvaro, compagno di Agustín, così come Germán, sono due giovani ribelli, appassionati del combattimento tra galli, come lo era il figlio defunto della coppia protagonista.

Dall'incipit, si capisce che il colonnello e sua moglie vivono nell'indigenza: a mala pena un caffè riesce a preparare nel pentolino (siamo in Colombia: lo si prepara aggiungendo polvere di caffè ad acqua bollente), peraltro arrugginito, con l'ultimo cucchiaino rimastogli e i rimasugli incollati al recipiente. Il pavimento non ha maioliche né altro; è di terra battuta. 

Durante tutto il racconto si stenta a comprendere come i due facciano a sopravvivere, visto che debbono contendersi il granturco con il gallo. La fame si sente e forte: el hambre, all'epoca in cui scrive, tormenta anche l'autore a corto di quattrini.




Sono due creature con opinioni simili, ma reazioni diverse: malgrado la malattia (la moglie è asmatica), la donna ha le idee ben chiare e pragmatiche: per mangiare bisogna vendere tutto quel che si ha: orologio, quadro e gallo. Non è rimasto altro. Per il colonnello, il gallo non rappresenta soltanto una fonte di guadagno futuro, esso è tutto quanto gli resti del figlio e vuole che combatta per lui che non può più allenarlo. Ma il tempo passa troppo lentamente e da mangiare non c'è più nulla; neppure il granturco per l'animale.


In realtà, l'idealismo o utopia o credulità del colonnello si esplicita nei suoi venerdì: tutti trascorsi ad attendere al porto una lettera che gli annunci il conferimento della pensione promessagli. 

Quindici anni che attende, senza mai arrendersi all'idea, ben chiara alla moglie, che tale vitalizio non arriverà mai.





Noi facciamo la fame per permettere agli altri di mangiare. È la stessa storia da quarant'anni a questa parte [...] 

Avevi diritto (...) che ti dessero un posto quando ti mettevano a romperti la schiena durante le elezioni,  avevi diritto (...) alla tua pensione di veterano dopo aver rischiato la pelle durante la guerra civile. Adesso tutti si sono sistemati e tu sei morto di fame, completamente solo. 


Contro-protagonista del racconto è il tempo: il racconto inizia nell'odiato mese di ottobre, prosegue nel durissimo novembre per giungere a dicembre. 

Il colonnello attende e attende ancora. 

Attenzione! Di seguito le ultime righe del racconto

Precisamente il 20 gennaio alle tre del pomeriggio quando il gallo entrerà nuovamente nell'arena e lui, in quanto proprietario, potrà guadagnare il 20% della vincita nello stesso pomeriggio. La sua determinazione imperterrita non si ferma neppure davanti alle giuste argomentazioni della moglie:   
                     (...) il venti per cento lo pagano quello stesso pomeriggio. 

                    Se il gallo vince, disse la donna, ma se perde? Non hai pensato che il gallo può perdere? 

          È un gallo che non può perdere. 

        Ma supponi che perda.

        Mancano ancora quarantacinque giorni prima di cominciare a pensarci, disse il                colonnello.

(...)

        E nel frattempo... dimmi che cosa mangiamo. 

            Dime, ¿qué comemos?

              Il colonnello ebbe bisogno di settantacinque anni - i settantacinque anni della sua               vita,     minuto per minuto - per giungere a quel momento. Si sentì puro, esplicito,                 invincibie, nell'istante in cui rispose: 

           Mierda.

_____________
(1) El coronel destapó el tarro del café y comprobó que no había más de una cucharadita. Retiró la olla del fogón, vertió la mitad del agua en el piso de tierra, y con un cuchillo raspó el interior del tarro sobre la olla hasta cuando se desprendieron las últimas raspaduras del polvo de café revueltas con óxido de lata.
(2) Cfr. incipit de Le Père Goriot, tutto incentrato sulla descrizione della sala da pranzo comune della pensione Vauquer.
(3) Il dottore fa riferimento al patto patriottico con l'alcade firmato da don Sabas, dirigente liberale. Il colonnello replica che lo ha fatto per salvare la pelle e non dover fuggire all'estero. Il dottore ribatte che grazie a quel patto, don Sabas [aveva] potuto comprare per metà prezzo i beni dei suoi stessi compagni di partito che l'alcade  [aveva]  fatto espellere dal paese.