wikipedia ©Giovanni Dall'Orto, 2007 |
Risale alla metà del IX sec. d.C, si trova nella basilica di S. Ambrogio a Milano. In origine conteneva le reliquie del santo e di altri due santi, Gervasio e Protasio.
L'altare fu voluto dall'arcivescovo Angilberto II e fu eseguito da tale Vuolvinio, il quale si rappresenta e si firma nella parte retrostante dell'altare: MAGISTER PHABER.
in questa pagina tutte le foto nel dettaglio con un testo in inglese a cura di Giuseppe Frangi |
Si tratta dunque di un sarcofago, di una tomba-altare a forma di cassa.
Il materiale usato è legno rivestito da lamine di oro e argento, impreziosite da smalti e gemme incastonate. Le lamine sono incise a sbalzo. L'altare è lavorato su tutti i lati.
Sebbene sia attestata una unità programmatica dell'esecuzione (sotto la direzione di Vuolvinio, esecutore ma anche ideatore del manufatto, probabilmente), sono marcate alcune differenze nell'esecuzioni dell'opera.
La parte frontale [e quella dei due lati] che illustra dal basso verso l'alto la venuta terrestre del Cristo evidenzia influenze tardo-antiche e bizantine coeve: animazione, gestualità, racconto. Stesso stile si ritrova in altre opere carolingie come per esempio : i dipinti dell'abbazia di Mustair, il salterio* di Utrecht e lo scriptorium di Reims.
dipinto di Muestair (qui, l'approfondimento) arte carolingia in Svizzera |
*Il "salterio" è un testo in cui sono raccolti i 150 salmi, ovvero gli
inni religiosi che secondo la tradizione sarebbero stati composti dal
re Davide
fonte:https://www.finestresullarte.info/antiquitates/2013/02-il-salterio-di-utrecht-e-la-sua-eredita.php)
La parte del retro (quella che ha una finestrella che si apre e che all'origine permetteva di vedere le reliquie dei santi) è invece più lineare, più severa ed è completamente - presumibilmente - opera di Volvinio che si autorappresenta nell'atto di essere benedetto da S. Ambrogio e nominato capo-orafo (MAGISTER PHABER).
Bisogna ricordare che influenze carolingie su maestranze a cultura tardoantica e bizantina potevano essere possibili all'epoca solo in Lombardia.
E in fin dei conti, S. Ambrogio nel IX sec. sta a indicare in maniera manifesta "l'alleanza tra la Chiesa milanese e quella franca, tra la città lombarda e l'impero" (Bora-Fiaccadori et Alii, I luoghi dell'arte, 2)
Jacqueline Spaccini
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