domenica 3 ottobre 2010

Alan Zamboni, L'ultimo quadro di Van Gogh (recensione)

Alan Zamboni, L'ultimo quadro di Van Gogh, Infinito edizioni, 2010 (corredato da un CD musicale inedito), 15€. Prefazione di Pablo Echaurren. Introduzione di Roberto Bernardo. Postfazione di Ennio Calabria. Precisazioni di Alan Zamboni.  ISBN 978 88 89602 737


Il mistero Van Gogh

Ci sono giovani che hanno le idee ben chiare. Come per esempio Alan Zamboni. 
Il quale scrive un libro, che assomiglia a un romanzo, sull'amore che le persone portano all'arte, sull'amore che le persone portano ad altre persone, sull'amore in absentia.

Perché il protagonista di questo romanzo è assente. Voglio dire, non è presente in carne e ossa (dovrei dire in carta e inchiostro), e a un tratto è già morto, suicida. Parlo ovviamente di Vincent Van Gogh. Son gli altri che lo fanno vivere, pulsare lungo tutto il testo. Gli altri, il fratello Theo, la cognata Johanna, il rivenditore di tele e colori le père Tanguy, e persino la piccola Adeline  Ravoux (di cui non dirò nulla per non guastare il gusto della sorpresa finale). 

C'è un fil rouge che tutto tiene ed è il narratore senza nome, senza vero spessore, perché serve solo a narrare la ricerca di un misterioso quadro, l'ultimo di Vincent. Ma non è un giallo. E non c'è pathos.
C'è un'infinita tenerezza, tuttavia.



photo by  ©Jurjen Drenth (flickr.com)
Questo libro è innanzitutto un percorso.  Ed è probabilmente il risultato di una lettura approfondita delle lettere e/o di uno scritto coevo a Van Gogh sull'ambiente dell'epoca (ci sono fin troppi riferimenti precisi a luoghi e cose che non esistono più). Non è una critica negativa, la mia. Al contrario.

Consiglio la lettura di questo libro di Zamboni a tutti coloro che volessero entrare nel mondo del pittore olandese: è ricco di aneddoti, di particolari, cerca di spiegare la grandezza della sua pittura che all'epoca non doveva apparire tale - un po' come accadde al Ligabue italiano (Antonio, ovviamente). 

A chi come me conosce bene quanto sopra, farà piacere il bell'italiano dell'autore; un po' meno quel suo dover tutto giustificare. Quel desiderio di completezza. Garantisco che non ce n'è bisogno: il lettore capisce tutto anche senza spiegazioni dappertutto. E poi lasciamolo cercare un po' anche da sé, il lettore, no?


photo by ©Jacqueline Spaccini


Ho ascoltato il CD annesso per ultimo. Belli  tutti i brani strumentali, particolarmente evocativo il brano n. 14 (ma mentre lo scrivo, già faccio torto ad altri brani: il 2, l'8, il 16). Suggestivamente calda la voce (umana e strumentale) di Angel Galzerano. 

E insomma, bravo, Alan Zamboni, bella idea: ascoltando il cd sono tornata alla pioggia di un anno fa, quando mi trovavo ad Amsterdam e ripensavo alle belle lettere di Vincent, scritte in un francese pressoché perfetto, tutte piene dei suoi disegni. Così sicuro, lui, della sua arte e di quel che voleva fare.

Un po' come l'autore di questo libro.

[Jacqueline Spaccini, Saint-Cloud, le 3 octobre 2010]

photo by ©Jacqueline Spaccini


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