giovedì 5 gennaio 2012

Mostra a Parigi: Exhibitions - L'Invention du Sauvage

Quando gli esseri umani venivano esibiti nei circhi

all photos by Jacqueline Spaccini ©2012
A Parigi, nelle sue ampie sale, il Museo Quai Branly (7e arrondissement) raccoglie ed espone collezioni di oggetti che appartengono alle cività dell'Africa, Asia Oceania e delle Americhe, con l'intento di diffondere la multiculturalità e  uno spirito di uguaglianza tra i popoli.


In questi giorni e fino al 3 giugno, il museo ospita la mostra Exhibitions : L'invention du sauvage (Esibizioni: l'invenzione del selvaggio). Si tratta di un lungo itinerario, ricco di foto, video (film che risalgono alla seconda metà del XIX secolo firmati: Fratelli Lumières) e testimonianze sulle conseguenze «mondane» della colonizzazione occidentale. 


Le esposizioni universali, le fiere e i circhi (come il Barnum) divennero i contenitori ideali e reali di un'attrazione nuova per il pubblico smaliziato (ma neanche troppo) dell'Europa benestante.

 

Le attrazioni erano costituite da persone appartenenti a tribù di zulù e/o pigmei trapiantati in massa in Francia, dentro riserve che assomigliano fin troppo a degli zoo. Oppure a gruppi di 3-4 uomini obbligati a saltellare con le catene alle caviglie e prendendo al volo brandelli di carne cruda (un po' come le foche)... Non di rado si vede la frusta, agitata in pubblico perloppiù come minaccia, anche se nel diario di una delle tante attrazioni di Amburgo, un Inuit (cioè un Eschimese), cristiano, vengono raccontati i tormenti cui lui, la sua famiglia e altri membri dello zoo umano sono sottoposti (tra cui, le frustate).  Nel giro di 4 mesi, perderà sua moglie e sua figlia, falciate da malattie banali, ma sconosciute e letali al popolo inuit. Nemmeno un anno dopo, sarà morto anche lui.




Ma non ci sono solo le popolazioni sottomesse dai colonizzatori a fare le belle statuine nelle varie esposizioni. Non c'è solo la ben nota e triste storia della Venere ottentotta (clicca qui). Tra il "materiale" esibito ci sono anche le persone nate con deformità. Ricorderete tutti il celebre film di David Lynch Elephant Man (1980) (qui di seguito una riproduzione dell'elephant man esibito nei circhi). E così tutta una serie di persone affette da nanismo e da gigantismo, di fratelli siamesi, di aberrazioni fisiche, di donne barbute, di esseri completamente ricoperti da peli lunghissimi (si vedono solo gli occhi), di persone tagliate a metà, etc.

C'è molto voyeurismo in noi, anche in noi che andiamo a vedere questa mostra, non bisogna nasconderselo. 

Alla fine di questa sconcertante (perlomeno per i più giovani) mostra, dopo aver visto tanti filmati (tutta una sezione è dedicata agli Indiani d'America, i pellirosse), c'è un'ultima sala in cui il visitatore viene interpellato sulle varie discriminazioni di oggi: testimonianze varie (e di vario tipo), immagini di persone di oggi a grandezza naturale, che chiedono a noi se sotto sotto non siamo razzisti davanti a un nero, un arabo, un nano (brutta parola, cui il francese cerca di porre rimedio con l'espressione personne de petite taille), un transessuale, una coppia gay, una donna grassissima...

E sulla domanda: E tu, tu come sei? Credi davvero di essere tanto diverso dai colonizzatori di 110 anni fa?, usciamo dalla mostra.





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Per raggiungere il museo: 
métro 9 ALMA-MARCEAU
bus 72




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