Lo scrittore siciliano Vincenzo Consolo è morto il 21 gennaio 2012 a Milano, dove risiedeva da tantissimi anni. Andava per i 79 anni. Tutte le mie condoglianze alla sua sposa, Caterina Consolo.
Conferenza IIC dedicata a Leonardo Sciascia nel ventennale della sua morte |
Non posso dire di essere stata sua allieva, l'ho incontrato due sole volte nella mia vita, ho scritto una parte della mia tesi di dottorato su di lui, lui mi ha telefonato per ringraziarmi di un lungo articolo pubblicato su Stilos (supplemento letterario de La Sicilia). L'ho incontrato l'ultima volta il 30 ottobre 2009 a una conferenza parigina dell'Istituto Italiano di Cultura. Un po' più chiuso nelle sue spalle, un po' più mesto, sempre così gentile.
Lo scrittore era come l'uomo e sicuramente in questo caso è un complimento. Non so se rivolto maggiormente all'uomo o allo scrittore.
Uomo schivo, gentile, apparentemente chiuso, timido, corretto, onesto, che aveva in orrore i compromessi e aveva eletto Milano a sua seconda patria.
Un esempio di integrità. Nel pensiero e nello stile letterario.
Grazie, Vincenzo Consolo. Ciao, maestro.
Metto qui di seguito l'inizio del capitolo della mia tesi in cui parlo di lui:
Con un quadro di Antonello da Messina a fare da tema di sfondo del romanzo, non c’è da meravigliarsi che nel 1969 Consolo inviasse in lettura il primo capitolo del suo Sorriso dell’ignoto marinaio a «Paragone», la rivista d’arte e letteratura di Roberto Longhi e Anna Banti. Invio del quale Longhi non aveva dato però alcun riscontro. Sicché, quando il giovane scrittore ebbe modo di rammentare se stesso e lo scritto al critico d’arte, ottenne da Longhi la seguente replica: «Sì, sì, mi ricordo benissimo. Non discuto il valore letterario, però questa storia del Ritratto (1) di Antonello che rappresenta un marinaio, deve finire!». Il critico sottintendeva: il pittore messinese dipingeva su commissione e a caro prezzo; come avrebbe potuto un povero marinaio permettersi un ritratto? A un marinaio non sarebbe mai venuto in mente di commissionarne uno. Fortuna volle che Enzo Siciliano fosse di diverso avviso e che pubblicasse quello che era ancora un racconto sulla rivista «Nuovi Argomenti», di cui all’epoca era il direttore. Il romanzo uscirà nel 1976 presso Einaudi. Soffermarsi su quest’aneddoto (che lo stesso Consolo ha raccontato in Fuga dall’Etna) è interessante non fosse altro perché, come egli ha poi osservato, uno scrittore legge un quadro non in chiave scientifica, bensì letteraria. Non è una differenza da poco, valesse pure per un solo romanzo. Fatto sta che Consolo è tornato a percorrere i sentieri della pittura anche in Retablo) e ne Lo spasimo di Palermo. Per essere una coincidenza, comincia ad essere sospetta.Si obietterà che altri sono i temi portanti delle opere di Vincenzo Consolo: la storia, la lingua, la politica, la cultura non solo della Sicilia, bensì dell’Italia tutta. Certo, ma la pittura può essere una chiave d’accesso recondita, non per questo meno forte e pervasiva, dello scrivere consoliano. Una via percorribile in margine, o se si preferisce, una sorta di corsia di emergenza. Ed è su questo terreno che ci si muoverà.Facendo un passo indietro, Leonardo Sciascia ha scritto che il gioco delle somiglianze (2) è in Sicilia «una sonda delicata e infinitamente sensibile, uno strumento di conoscenza». Se ciò fosse vero, a chi somiglierebbe lo sconosciuto ritratto da Antonello?(*)
Aggiungo di seguito il link della Treccani ove figura un ottimo pezzo a firma Silverio Novelli (clicca qui)
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(1) La tradizione lo vuole acquistato a Lipari nell'Ottocento dal barone Mandralisca per la sua collezione, che poco più tardi lascerà alla città di Cefalù. Nell'inventario che di questa collezione fece alla fine dell'Ottocento il Prof. Giuseppe Meli, la tavoletta fu attribuita ad Antonello da Messina e da questo momento l'attribuzione viene unanimamente accettata da tutti gli studiosi, che però non sono altrettanto concordi sulla datazione. Venturi (1915) lo data attorno al 1470, anche se per lui è posteriore al ritratto del Borghese ed a quello allora a Londra in collezione Willet e attualmente nel Metropolitan Museum di New York. Il Longhi (1953), lo vede ancora legato al tono tipologico siciliano, da cui Antonello si staccherà solo nel 1474.
(2) «A chi somiglia l’ignoto del Museo Mandralisca?» si chiede Leonardo SCIASCIA (L’ordine delle somiglianze (1987) in: Cruciverba. Adelphi, Milano, 1998). «Al mafioso della campagna e a quello dei quartieri alti, al deputato che siede sui banchi della destra e a quello che siede sui banchi della sinistra, al contadino e al principe del foro; somiglia a chi scrive questa nota (ci è stato detto); e certamente assomiglia ad Antonello. E provatevi a stabilire la condizione sociale e la particolare umanità del personaggio. Impossibile. È un nobile o un plebeo? Un notaro o un contadino? Un pittore, un poeta, un sicario? Somiglia, ecco tutto». Il museo Madralisca di Cefalù è intitolato all’omonimo scienziato naturalista noto malacologo.
(*) Il resto sta qui