sabato 29 maggio 2010

Julien POUPLARD analizza due romanzi di CarloLUCARELLI


Carlo Lucarelli: Almost Blue e Falange armata. Confronto tra i due libri, meccanismi e eventuali deragliamenti
di Julien Pouplard
(studente di italiano al 2° anno – Université de Caen)
Carlo Lucarelli
Nasce nel 1960 a Parma. Ottiene la maturità classica prima di laurearsi con una tesi sulla polizia della Repubblica di Salò (1) e di diventare giornalista di cronaca nera (il che ispira i soggetti dei suoi romanzi). Vive attualmente tra Mordano, in provincia di Bologna , e la città di San Marino. Viene considerato uno dei migliori giallisti della letteratura contemporanea, e definito come un personaggio complesso, accattivante e misterioso.
Nel 1990, alla fine dei suoi studi universitari, pubblica Carta Bianca, un noir a sfondo poliziesco che avvia la serie del Commissario De Luca, uno dei suoi tre protagonisti, dopo di che non smetterà mai di scrivere e di pubblicare. Dal 1990 ad oggi, ha scritto 14 romanzi (2), 17 saggi e ha realizzato la sceneggiatura di 2 fumetti (Cornelio e Protocollo). Tra i romanzi, Almost blue (2002) è diventato un bestseller. Mentre in generale i suoi libri si ambientano nel passato (regime fascista e dopoguerra), Almost blue affronta dei temi più contemporanei, sempre coll’intento di criticare la società moderna.
La sua fama non smette di crescere : può succedere che, vedendolo per strada, dei poliziotti gli chiedano l’autografo. Vince altresì numerosi premi letterari tra i quali il Premio Alberto Tedeschi per Indagine non autorizzata (1993), il Premio Mistery e il Premio Scerbanenco per Via delle oche (1996) ed il Premio Franco Fedeli (2000)... E’ molto conosciuto anche all’estero : le sue opere sono state tradotte e pubblicate in Olanda, in Grecia, in Spagna, in Norvegia, in Germania... In Francia, vengono pubblicate nella prestigiosa Serie Noire dell’editore Gallimard.
Ma è soprattutto uno scrittore dalle molte facce e dalle svariate attività : Carlo Lucarelli ha collaborato alla sceneggiatura del film Non ho sonno (2001), è stato anche commediografo e gionalista di cronaca nera. Dal 1998, conduce il programma Blu notte – Misteri italiani (che ha ottenuto il Premio Flaiano nel 2006) e altri programmi. Tiene anche una rivista telematica on line : Incubatoio 16. Membro dell’Associazione Scrittori Bolognesi, è anche il creatore del Gruppo 13, che riunisce giallisti dell’Emilia-Romagna per riflettere sul noir (3).
Confessa di scrivere sempre di pomeriggio. Dichiara : “ Ho un risveglio lungo e la mia mattina si perde, è cortissima. Di notte non scrivo mai. La penso come Sandro Veronesi : la notte entra in quello che scrivi. Influenza e falsifica l’umore.”
Per quanto riguarda lo sfondo di alcune opere, Lucarelli ha scelto Bologna, che secondo lui, è la città del noir per eccellenza. La strage della stazione (che ha ucciso 85 persone nel 1980), la Banda dell’Uno bianca (organizzazione in cui i gangster erano i poliziotti)... hanno segnato la lunga storia criminale di questa città. Ma è anche la città dei paradossi : è una bellissima città con edifici abbastanza nuovi, nella quale regna il benessere, che ha tuttavia delle difficoltà. Sono le arcate che simboleggiano queste difficoltà : per Lucarelli, esse consentono di ripararsi dalla pioggia, rna allo stesso tempo le colonne permettono di nascondersi e non si sa cosa succederà superando la prossima colonna.
“Il romanzo è un divertente e particolare giallo che cattura l'attenzione del lettore rendendo la lettura veloce e piacevole. [...] Tutto il racconto è ambientato nella città di Bologna, cosa che lo rende molto interessante in quanto vengono descritti luoghi a me non nuovi”, scrive Beatrice Vignolo, a proposito di Almost Blue.
Almost Blue e Falange Armata : il confronto


Si tratterà in questa parte di dimostrare quali sono i punti in comune e le differenze tra le due opere scritte da Carlo Lucarelli che già dal titolo, rinviano esplicitamente ad aspetti affrontati nei gialli. Almost Blue (4), canzone di Chet Baker viene trascinata lungo tutto il romanzo, è un pezzo cantato o ascoltato o canticchiato da uno dei protagonisti chiamato Simone. Falange Armata è il nome adottato dai falangisti stessi per individuare il loro gruppo terroristico chiamato anche la banda della Uno Bianca. Entrambe le storie si basano su fatti reali, prevalentemente connessi con la Bologna contemporanea di cui possiamo ricordare la strage del 1980. In Almost Blue, si ritrovano addirittura dei veri e propri articoli di giornale (5) ; la Falange Armata è esistita tra il 1987 ed il 1994 e ha provocato la morte di 24 persone e il ferimento di altre 102 persone.
Per quanto riguarda l’aspetto formale, i due romanzi sono divisi in piccole parti, tuttavia in Almost Blue, si possono individuare tre sezioni principali. Avvicinandoci maggiormente a questi gialli, notiamo qualche differenza negli incipit. Si può dire che l’incipit di Almost Blue è doppio : una prima pagina (6), tutta in corsivo, permette di dare un’idea del tono generale del romanzo, qui si possono individuare in questo brano il delitto e le reazioni dei personaggi menzionati e il modo in cui tutto questo è raccontato, e un il vero incipit (7), cioè l’inizio della prima delle tre parti del libro, dopo un’epigrafe (8) riportante le parole di Almost Blue.

In questa prima parte, si seguiranno la scoperta di un ragazzo ucciso(9), l’analisi della scena del delitto, misteri da risolvere (10) con alla fine l’identificazione precisa del criminale, considerato morto anni prima, mentre invece era fuggito dal manicomio. Verrà definito come un iguana perché attraversa il fuoco per scappare dal manicomio dov’era, come un ramarro si infila tra i sassi poi cambia pelle (impadronendosi dell’identità degli altri).

Nella seconda parte, dopo avere capito il modo in cui l’assassino uccide, gli investigatori proveranno a fermarlo con l’aiuto di Simone che pur essendo cieco dalla nascita è in grado di riconoscere l’assassino dalla voce, avendo assistito al delitto. Ad ogni modo, falliranno quando tenteranno di fermarlo.
Nella terza parte, l’Iguana uccide la madre di Simone. Dirà poi di volersi costituire ma è un inganno. Chiede a Poletto, aiutante dell’ispettore Grazia Negro, di condurlo dal cieco, l’unico con cui l’assassino riesce a comunicare attraverso la chat. In questo momento, però, Il nastro della cassetta che ascolta per evitare di sentire le campane dell’Inferno risuonare nella sua testa e che da sempre lo torturano si blocca ; il suono delle campane diventa per lui sempre più forte, si innervosisce sempre più e finisce – anche se non viene detto chiaramente ma si intuisce – con l’uccidere l’assistente di Grazia. Poco dopo, mentre Grazia fa la doccia, l’Iguana entra, tenta di ucciderla ma non ce la fa perché lei resiste, allora si soffocano mutualmente. Lei sviene per prima, l’Iguana vuol diventare come Simone, vuol diventare cieco. Quindi prende il taglierino e se lo passa sugli occhi, scena da cui sfuggirà un grido continuo, segnando il dolore infinito.

Alla fine di ogni sezione, elementi importanti per il susseguirsi degli eventi appaiono : il primo incontro tra Grazia e Simone nella prima, il tentativo dell’arresto del serial killer nella seconda poi la fine con il tumulto. Falange Armata propone chiaramente un prologo che si riferisce al primo assassinio, descrivendo il fatto precisamente con i personaggi coinvolti. La scena presenta anche la crudeltà attraverso l’uccisione di questo celerino che segnerà il punto di partenza della vicenda. Questa storia è frammentata in 21 piccoli capitoli e ognuno di loro introduce un elemento nuovo che può dare all’investigatore e al lettore tutte le possibilità per risolvere il caso. Per riassumere brevemente, un celerino viene ucciso con un coltello. Il suo omicida è arrestato da un altro celerino. Il sovrintendente Coliandro, nei dintorni, tira un calcio all’assassino, che è un naziskin, dunque uno col cranio rasato. Si picchiano e nello scontro, il naziskin rompe un dito al sovrintendente, costringendolo a andare all’ospedale. Nel frattempo ha un’incidente stradale, ma quando arriva all’ospedale non viene soccorso perché i medici sono tutti impegnati a soccorere i feriti provenienti dal centro di accoglienza degli extracomunitari, attaccato dai naziskin. Poco dopo, il sovrintendente va all’assicurazione affinché gli paghino i danni. Il meccanico gli dice che magari qualcuno aveva tentato di ammazzarlo. Prima, quando l’aspettava, dava un’occhiata su un giornale che sfogliava un vecchietto. Su di esso, si scorgeva dell’uccisione della poliziotta che aveva dato uno schiaffone al naziskin durante il suo trasferimento alla Questura (dopo che lui ha dato una coltellata al celerino). Questo stesso naziskin è anche lui accoltellato e quelli che l’avevano arrestato prima sono morti. L’inchiesta può cominciare dal momento in cui Nikita, una bella ragazza sale nella macchina di Coliandro e che risponde alle sue domande. Il «pelato», Rombelli Marco detto Marchino, era considerato da alcuni nazista ma questo, Nikita, lo rifiuta. Scendendo dalla macchina, lei torna a casa, dove scorge una Uno Bianco azzurrina in basso al suo palazzo. Chiama Coliandro che arriva e allo stesso tempo, la Uno parte. Il sovrintendente e la ragazza la seguono. Hanno rischiato di morire poiché quelli nella Uno hanno sparato, facendo esplodere il parabrezza. Vanno poi tutti e due nel garage di Marchino in cui trovano fotografie di gruppi nazisti. Secondo Nikita, solo un poliziotto, grazie ai rapporti, può sapere le cose di Marchino, lei vuole trovare i naziskin ed è a questo momento preciso che Coliandro va a interrogare tre nazi di cui uno di loro gli tirerà un cazzotto. Nikita porta da lui il poliziotto. Lavatosi le ferite, cerca di appagare i propri desideri... la Uno sta ancora là. Di sera, Nikita si ricorda di un biondino che stava su una delle foto trovate nel garage di Marchino e a Coliandro, lei dice che lui lavora in discoteca. Ci vanno entrambi e lo trovano, la giovane ragazza lo attrae ma questo biondino non vuol essere arrestato e si batte con Coliandro e alla fine, il sovrintendente lo uccide. Stanco e ferito, Coliandro è portato da Nikita in un nascondiglio. Laggiù, si accorgono che il naziskin è stato membro della Falange Armata perché era scritto sul verbale d’arresto intascato da Coliandro. Giungiamo alla scena finale. Gli investigatori arrivono in una cappella dove trovano il cosidetto Comandante, un professore che si designa anche come monaco combattente. Era coinvolto nell’organizzazione criminale della Falange Armata e anche cercato sin dall’inizio. Liraggiunge Rambo, un francese del Front National che è allievo del Comandante. È Moretti il poliziotto coinvolto nel caso. Coliandro sta per essere fucilato quando Moretti dà l’ordine a Rambo di portare via i giovani. Nikita prova a far reagire Rambo e ci riesce. Lui spara due colpi a Moretti. Quando Nikita si china per raccogliere la pistola del poliziotto morto a terra, si prende il taglio della mano di Rambo. Intanto Coliandro spara una raffica a caso con il mitra e uccide Rambo. Il professore fugge, spara e ferisce Coliandro al petto. Siccome la polizia sta arrivando, il falangista si suicida.



I protagonisti, cioè il sovrintendente Coliandro e l’ispettore Negro, si assomigliano (ma solo in questo!) in quanto a entrambi non piacciono i superiori. In Almost Blue, l’ispettore Negro insieme al commissario capo Poletto deve convincere il questore ma anche il procuratore Alvau che ci sia a Bologna un serial killer. Il questore non ci crede e prende in giro i due investigatori e manderà dopo due poliziotti, Matera e Sarrina, per far capire loro quali sarebbero i disordini nella città se esistesse per davvero quest’assassino degli studenti. In Falange Armata, il sovrintendente Coliandro odia il questore che gli dice – quando va da lui – che deve occuparsi soltanto dei passaporti. Questo questore sta istruendo nel contempo un processo e non ha tempoi da perdere con un altro caso. I due questori sono pragmatici, vogliono insabbiare il caso e non facilitano le cose agli investigatori.

Anche le loro indagini presentano delle similitudini : entrambi commettono errori. Grazia Negro arresta l’uomo sbagliato al teatro. Quando lei interviene, tira fuori la pistola e tra le urla, non ferma la persona giusta. Quanto al sovrintendente Coliandro, a più riprese, si fa picchiare dai naziskin. Quando lui si reca in un bar per trovare l’assassino, vede tre pelati con i loro bomber (che vengono definiti come il Bomber Nero, il Rosso e Cicatrice). Si siede vicino a loro poi gli fa tre domande. Escono perché secondo i naziskin, il barista è una spia. Subito dopo, il Bomber Nero tira un cazzotto al sovintendente. Alla seconda puntata, Coliandro sta per arrestare un biondino quando quest’ultimo si oppone e gli tira parecchi calci. Annotiamo che in ogni caso, sarà quella che viene chiamata Nikita che lo aiuta. Nel primo caso, lei urla “carabinieri” affinché i naziskin scappino e nel secondo tira al biondo una scarpa.


Coliandro e Grazia tengono la pistola allo stesso modo : “Alzò la pistola, tenendola puntata sulla porta, a due mani, pollice su pollice, come aveva imparato alla Scuola” in Almost Blue ; “Mi chino, con tutte le ossa che fanno crak!, stendo le braccia, e a due mani, pollice su pollice, come insegnano alla Scuola, sparo due colpi.” in Falange Armata.

Ci sarà lungo l’opera Almost Blue un avvicendamento così dei punti di vista (come se ci si cambiasse campo o piano al cinema) che permette di cambiare anche registro linguistico. Ad un italiano corretto scritto si oppone nei dialoghi (che materializzano una lingua parlata) un italiano colloquiale (11) che permette in questo modo di lasciar trasparire una realtà contemporanea e sociologica. Per quello che riguarda Falange Armata, il registro linguistico non è ben più elevato. Il sovrintendente Coliandro parla in modo colloquiale, se non volgare, il che va di pari passo con l’atteggiamento del poliziotto : è tonto, sfortunato con le donne (che giudica soltanto alla loro apparenza) e a volte anche sul lavoro (12). Fortunatamente, Nikita lo aiuta a fare meno errori. La sua funzione è importantissima : salva Coliandro a più riprese, è quella che ragiona (fa capire che è la pula che ha ammazzato Marchino, suo fratello).









Almost Blue e Falange Armata : il meccanismo del giallo

Nonostante una progressione continua, i due gialli di Lucarelli alternano rapidità e lentezza nel susseguirsi degli eventi. Sono essenziali i momenti decisivi o di velocità estrema, e avvengono – per Almost Blue – soprattutto alla fine delle grandi parti : sono l’identificazione chiara del serial killer, l’arresto sbagliato al teatro e infine l’opposizione finale nonché la sorte dell’Iguana. Per Falange Armata, sono piuttosto i momenti in cui ci sono spari, i momenti in cui Coliandro rischia la pelle. Questi momenti sono nuovi impulsi e la suspense (poiché già si identificano rapidamente i colpevoli in generale). Momenti che permettono anche di mantenere il lettore attento e di dare più materia e dinamismo alla storia.

Poi i due romanzi valorizzano i protagonisti che man mano si ritrovano soli a condurre l’indagine o ad affrontare gli assassini. Rispetto a Almost Blue, l’ispettore Matera, il sovrintendente Sarrina e altri brigadieri accompagnano l’ispettore Negro durante l’inchiesta. Ma siccome è una delle poche a sopravvivere fino alla fine, è lei insieme a Simone che conclude l’inchiesta. Riguardo a Falange Armata, ci sono il celerino, la poliziotta, Pastore... che avviano la storia con Coliandro ma siccome tutti moiono poco a poco, i protagonisti che rimangono potrebbero quasi ottenere lo statuto di eroe.

Le due vicende poliziesche s’intrecciano ma in fondo, c’è comunque una storia d’amore che non acquista troppa importanza : in Almost Blue, Grazia e Simone s’innamorano alla fine ; in Falange Armata, Coliandro e Nikita vanno a letto una volta ma di comune accordo alla fine si lasciano. Queste storie d’amore, anche se una delle due è stata brevissima, sono allo stesso tempo delle componenti del meccanismo nonché una testimonianza degli alcuni deragliamenti.



Almost Blue e Falange Armata : gli eventuali deragliamenti

Diciamo dapprima che per Almost Blue la prima tappa (13) da seguire, proposta da Sciascia (per il giallo classico), è quasi risparmiata. Grazia e Vittorio hanno già un’idea del profilo del colpevole e non lasciano abbastanza tempo al lettore per immaginare un legame tra tutti gli elementi : questo dà quasi un’impressione di iniziare “in medias res”.

Poi per Falange Armata, si può chiaramente dire che la seconda, la dodicesima e tredicesima regola del giallo visto secondo S.S. Van Dine (cfr. post su questo blog) non sono rispettate : i colpevoli (14) non sono soltanto dei poliziotti ma sono anche tutti riuniti in un gruppo segreto (invece di avere un unico colpevole).

Ma questo valeva già per la prima regola che in realtà è stata aggirata : anche se c’è un protagonista più importante degli altri, si deve dire che quello che si trova in seconda posizione (15) è di un’importanza capitale. Senza di lui, non si potrebbe mai andare avanti nelle indagini.

Almost Blue ha sfiorato la trasgressione della quinta regola dello stesso elenco ma è Grazia che chiarisce le cose (16).

La sesta regola, che dice di non lasciare spazio alle analisi psicologiche non viene neppure rispettata per lo stesso romanzo. In effetti, la psicologia occupa un posto ampio in Almost Blue.

La differenza principale tra i due gialli sta nell’atmosfera : Almost Blue conserva dentro di sé una forte potenza psicologica che può tormentare il lettore e i suoi pensieri. Falange Armata è più legato a fatti dell’Italia contemporanea e che sono più tracciabili. Ci sono puntate umoristiche che sono possibili grazie al personaggio di Coliandro.
Sono dei gialli che hanno virato al noir, cioè che si caratterizzano per una violenza e una crudeltà accresciute, quale essa si intravede già dall’inizio.

1. La Repubblica di Salò è il nome dato alla Repubblica Sociale Italiana fondata da Benito Mussolini nel 15 settembre 1943 a Salò (Lombardia), in cui si insediarono alcuni ministeri tra cui il Ministero degli Esteri e il Ministero della Cultura popolare. Il controllo della zona e della forza militare fu tuttavia esercitato dai nazisti. La polizia repubblicana comprendeva circa 20000 uomini.
2. Gli altri due protagonisti sono l’Ispettore Coliandro e l’Ispettore Grazia Negro. L’Ispettore Coliandro (che ritroveremo in Falange armata) è anche il personaggio dell’omonimo fumetto e di una serie televisiva, l’ispettore Coliandro. L’Ispettore Grazia Negro (che ritroveremo in Almost Blue) è l’unica donna in un giallo che si lancia all’inseguimento di un serial killer.
3. Almost blue, Carta bianca, L'estate torbida, Falange armata, Febbre gialla, Il giorno del lupo, Un Giorno Dopo l'Altro, Guernica, Indagine non autorizzata, L'Isola dell'Angelo Caduto, Laura di Rimini, Lupo mannaro, L'Ottava Vibrazione, Via delle Oche
4. Blu notte – Misteri italiani è una trasmissione televisiva successivamente chiamata Mistero in blu (per la prima stagione), Blu notte (per la seconda e terza stagione), Blu notte - Misteri italiani (dalla quarta stagione).
5. “Non è una scuola, non è un'associazione; non ha statuto, né cariche; gli scrittori che l'hanno fondato, tutti giallisti di Bologna, pubblicano per molte differenti case editrici e si dedicano a generi diversi, dal noir al poliziesco storico, attraverso il mystery classico, il giallo umoristico, l'hard boiled, il nero metropolitano. Ai dieci che hanno fondato il gruppo, si sono aggiunti via via molti altri autori, quali Eraldo Baldini, Mario Coloretti, Giampiero Rigosi ecc...” fonte : http://www.carlolucarelli.net/gruppo13.htm
7. LUCARELLI, Carlo. Falange Armata. 2002, Einaudi, Torino, pp. 117 – 120.
8. http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/027/cafelib.htm “Il primo carabiniere [...] cominciò a urlare”
9. http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/027/cafelib.htm “Il suono del disco [...] per tutta la mia città”
10. http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/027/cafelib.htmAlmost blue [...] Almost blue
11. Il ragazzo, probabilmente sui vent’anni era morto da una settimana alla sua scoperta. Vicino a lui si trovava un computer acceso con la chat in cui parlava. Lo scopre Anna Bulzamini, vedova Lazzaroni, che era venuta a trovarlo perché la rata dell’affitto era scaduta. Sulla fotografia di Grazie, la Bulzamini riconosce il ragazzo delle cuffie che aveva scorto nei paragi quando lo studente è stato ucciso.
12. “ad ogni omicidio era presente la vittima dell’omicidio precedente”. Quando uccide, il killer prende l’identità di colui che aveva appena ammazzato. Così l’inchiesta lascerà pensare che Alessio Crotti fosse già morto quando uccise lo studente che chattava. Allo stesso modo, quando viene massacrato un altro studente, il killer aveva preso il nome di Maurizio Assirelli mentre Alessio Crotti era stato visto nei dintorni.
13. con parole come “polotto” invece di “poliziotto”, con espressioni come “staccare la cornetta” invece di “alzare la cornetta”, con parolacce (soprattutto pronunciate da Vittorio Poletto, il commissario capo) come “cazzo” e con parole dialettali come “amarello” (significa “pensionato” in bolognese).
14. All’inizio del romanzo, si trova intorno ad uno stadio per punizione perché ha dato due schiaffoni ad un carabiniere mentre pensava fosse un tossico.
15. Il porsi del problema
16. Cioè i falangisti
17. Simone per Almost Blue ; Nikita per Falange Armata
18. « … allora ci deve essere una spiegazione razionale a tutto questo casino e deve azzeccarsi con questo Alessio Crotti. »

(Supervisionato da me)

le 20 regole del giallo classico secondo S. S. Van Dine

Copio & Incollo dalla guida SuperEva di Sabina Marchesi (Il giallo e il noir)

S.S. Van Dine (a dx) 
con William Powell (a sx) che al cinema incarnò Philo Vance




Le 20 regole del romanzo giallo
di S.S. Van DINE (1888 - 1939)
Lo scrittore S. S. Van Dine, che si chiamava in realtà Willard Huntington Wright, fu il padre dell’investigatore Philo Vance. Negli anni Venti scrisse quelle che sono conosciute come le Venti regole di Van Dine, le leggi che regolano un racconto giallo.

1.

Il lettore deve avere le stesse possibilità del poliziotto di risolvere il mistero. Tutti gli indizi e le tracce debbono essere chiaramente elencati e descritti.

2.

Non devono essere esercitati sul lettore altri sotterfugi e inganni oltre quelli che legittimamente il criminale mette in opera contro lo stesso investigatore.

3.

Non ci deve essere una storia d’amore troppo interessante. Lo scopo é di condurre un criminale davanti alla Giustizia, non due innamorati all’altare.

4.

Né l’investigatore né alcun altro dei poliziotti ufficiali deve mai risultare colpevole. Questo non é buon gioco: é come offrire a qualcuno un soldone lucido per un marengo; éuna falsa testimonianza.

5.

Il colpevole deve essere scoperto attraverso logiche deduzioni: non per caso, o coincidenza, o non motivata confessione. Risolvere un problema criminale a codesto modo é come spedire determinatamente il lettore sopra una falsa traccia, per dirgli poi che tenevate nascosto voi in una manica l’oggetto delle ricerche. Un autore che si comporti così é un semplice burlone di cattivo gusto.

6.

In un romanzo poliziesco ci deve essere un poliziotto, e un poliziotto non é tale se non indaga e deduce. Il suo compito é quello di riunire gli indizi che possono condurre alla cattura di chi é colpevole del misfatto commesso nel capitolo I. Se il poliziotto non raggiunge il suo scopo attraverso un simile lavorìo non ha risolto veramente il problema, come non lo ha risolto lo scolaro che va a copiare nel testo di matematica il risultato finale del problema.

7.

Ci deve essere almeno un morto in un romanzo poliziesco e più il morto é morto, meglio é. Nessun delitto minore dell’assassinio é sufficiente. Trecento pagine sono troppe per una colpa minore. Il dispendio di energie del lettore dev’essere remunerato!

8.

Il problema del delitto deve essere risolto con metodi strettamente naturalistici. Apprendere la verità per mezzo di scritture medianiche, sedute spiritiche, la lettura del pensiero, suggestione e magie, é assolutamente proibito. Un lettore può gareggiare con un poliziotto che ricorre a metodi razionali: se deve competere anche con il mondo degli spiriti e con la metafisica, é battuto “ab initio”.

9.

Ci deve essere nel romanzo un poliziotto, un solo “deduttore”, un solo “deus ex machina”. Mettere in scena tre, quattro, o addirittura una banda di segugi per risolvere il problema significa non soltanto disperdere l’interesse, spezzare il filo della logica, ma anche attribuirsi un antipatico vantaggio sul lettore. Se c’é più di un poliziotto il lettore non sa più con chi stia gareggiando: sarebbe come farlo partecipare da solo a una corsa contro una staffetta.

10.

Il colpevole deve essere una persona che ha avuto una parte più o meno importante nella storia, una persona, cioé, che sia divenuta familiare al lettore, e lo abbia interessato.

11.

I servitori non devono essere, in genere, scelti come colpevoli: si prestano a soluzioni troppo facili. Il colpevole deve essere decisamente una persona di fiducia, uno di cui non si dovrebbe mai sospettare.

12.

Ci deve essere un colpevole e uno soltanto, qualunque sia il numero dei delitti commessi. Il colpevole può aver naturalmente qualche complice o aiutante minore: ma l’intera responsabilità e l’intera indignazione del lettore devono gravare sopra un unico capro espiatorio.

13.

Società segrete associazioni a delinquere “et similia” non trovano posto in un vero romanzo poliziesco. Un delitto interessante é irrimediabilmente sciupato da una colpa collegiale. Certo anche al colpevole deve essere concessa una “chance”: ma accordargli addirittura una società segreta é troppo. Nessun delinquente di classe accetterebbe.

14.

I metodi del delinquente e i sistemi di indagine devono essere razionali e scientifici. Vanno cioé senz’altro escluse la pseudo-scienza e le astuzie puramente fantastiche, alla maniera di Giulio Verne. Quando un autore ricorre a simili metodi può considerarsi evaso, dai limiti del romanzo poliziesco, negli incontrollati domini del romanzo d’avventure.

15.

La soluzione del problema deve essere sempre evidente, ammesso che vi sia un lettore sufficientemente astuto per vederla subito. Se il lettore, dopo aver raggiunto il capitolo finale e la spiegazione, ripercorre il libro a ritroso, deve constatare che in un certo senso la soluzione stava davanti ai suoi occhi fin dall’inizio, che tutti gli indizi designavano il colpevole e che, s’egli fosse stato acuto come il poliziotto, avrebbe potuto risolvere il mistero da sé, senza leggere il libro sino alla fine. Il che - inutile dirlo - capita spesso al lettore ricco d’istruzione.

16.

Un romanzo poliziesco non deve contenere descrizioni troppo diffuse, pezzi di bravura letteraria, analisi psicologiche troppo insistenti, presentazioni di “atmosfera”: tutte cose che non hanno vitale importanza in un romanzo di indagine poliziesca. Esse rallentano l’azione, distraggono dallo scopo principale che é: porre un problema, analizzarlo, condurlo a una conclusione positiva. Si capisce che ci deve essere quel tanto di descrizione e di studio di carattere che é necessario per dar verosimiglianza alla narrazione.

17.

Un delinquente di professione non deve mai essere preso come colpevole in un romanzo poliziesco. I delitti dei banditi riguardano la polizia, non gli scrittori e i brillanti investigatori dilettanti. Un delitto veramente affascinante non può essere commesso che da un personaggio molto pio, o da una zitellona nota per le sue opere di beneficenza.

18.

Il delitto, in un romanzo poliziesco, non deve mai essere avvenuto per accidente: né deve scoprirsi che si tratta di suicidio. Terminare una odissea di indagini con una soluzione così irrisoria significa truffare bellamente il fiducioso e gentile lettore.

19.

I delitti nei romanzi polizieschi devono essere provocati da motivi puramente personali. Congiure internazionali ecc. appartengono a un altro genere narrativo. Una storia poliziesca deve riflettere le esperienze quotidiane del lettore, costituisce una valvola di sicurezza delle sue stesse emozioni.

20.

Ed ecco infine, per concludere degnamente questo “credo”, una serie di espedienti che nessuno scrittore poliziesco che si rispetti vorrà più impiegare; perché già troppo usati e ormai familiari a ogni amatore di libri polizieschi. Valersene ancora é come confessare inettitudine e mancanza di originalità:



venerdì 21 maggio 2010

IL SALTO OLTRAGGIOSO DEL GRILLO di Alessandro IOVINELLI

Indice

 
Una visione d'insieme

 
Parte Prima
Destini incrociati: fiction narrativa e cinema

Eroi per caso

 
1. Il mondo e la sua rappresentazione nell'universo letterario delle civiltà antiche e delle civiltà orientali
2. Un universo assolutamente reale quanto irrazionale: il Decameron
3. L'esemplarità della novella di Adreuccio da Perugia nelle sue possibili interpretazioni
4.Un epigono di Andreuccio da Perugia: il protagonista di After hours di Martin Scorsese (1985)
5. La casualità degli eventi a confronto
6. Il caso nella narrativa di Paul Auster
   
Una perfetta specularità: il comico e il tragico

  1.In guisa di premessa
2. «Da morire dal ridere, da morire»: la nozione di comico in Genette
3. Comico vs humour, cinema americano vs letteratura anglosassone: una vittoria ai punti
4. Dall'ironia all'autoironia, dal comico al graffiante: l'alienazione umana come ingrediente comico nei film. Forme di sopravvivenza nel quotidiano e rovesci di medaglia in letteratura
5. Lo sguardo umoristico e crudele di Pirandello sulle miserie umane
6. I pronipoti di Amleto: quando l'inettitudine diventa risposta alla tragicità della vita
7. Maestria nei paradossi della contraddizione ebraica: il fortunato Schliemel sfigato
8. Dal riso all'amaro, quando l'humour vira al tragico (ancora su Woody Allen)
9. Temi tragicomici: la vecchiaia non fa ridere, l'autodenigrazione sì
10.Rotolando giù per le scale: dal comico all'umoristico, dal tragicomico all'ironico, dall'autodenigrazione al disincanto
11. Se il comico rivela il tragico, ridicolizzandolo: cinema e teatro dell'assurdo
12. Dal pathétique all'attachant: il paradosso comico che si fa poesia
13. La letteratura italiana contemporanea e le diverse modalità del comico
14. Qualche considerazione finale
    
Il viaggio nel tempo e la commedia sentimentale cinematografica
 
1.Com'è cambiato il tempo (e come sarebbe possibile viaggiarvi attraverso)
2. Viaggi nel tempo – dentro e fuori la Science Fiction
3. Percorsi e paradossi ultratemporali della gente comune
4. Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry (2004): non esiste il tempo, ma solo la memoria che se ne ha – e questa non si può cancellare
5. Sliding Doors di Peter Howitt (1997): il tempo non è unico, ma plurale
6. The Groundhog Day di Harold Ramis (1993): il tempo procede per anelli, ma che cosa succederebbe se si fermasse?
7. Kate & Leopold di James Mangold (2001): il tempo esiste ed è possibile viaggiare attraverso varchi che si aprono nel suo continuum
8. Stranger than Fiction di Marc Forster (2006): il tempo è una costruzione narrativa e la finzione crea la realtà
9. Un modello cinematografico? Qualche considerazione finale

 Parte Seconda
Sulla narrativa italiana contemporanea (e i suoi specchi)

 Frammenti di un discorso sul metatesto

1. Il filo di Arianna o la metafora del tessuto
2. Altri luoghi in cui smarrirsi. Altre metafore (meta)letterarie
3. Arlecchino, un servitore (in)fedele? L'apporto del paratesto
4. "– Hypocrite lecteur, – mon semblable, – mon frère!"

 
La peggio gioventù
 
1.Qualche avvertenza preliminare
2. L'invenzione del puer come autore, personaggio e narratore
3. L'infanzia come rappresentazione
4. Strutture linguistiche del racconto dei "cannibali"
5. Il doppio multimediale e i suoi miti
6. La questione del punto di vista di un'opera e del suo autore
7. Holden e la sua parodia
8. Un altro mondo non è possibile
9. Un altro mondo è possibile?

Nota dell'Autore


Indice dei nomi


 

 

venerdì 14 maggio 2010

Alessandro Iovinelli: Notre petit Paris (poesia)

 

NOTRE PETIT PARIS (2001)

Alessandro Iovinelli

A Romain,
perché ricordi un giorno
i suoi anni parigini

Il cigno dal collo nero del parco
Montsouris lo chiamammo Giacomino
– soltanto noi sappiamo perché: alle sei
sibilava incontro alle tue molliche.

Fu l’anno dopo l’esca di Pauline,
la tua amica chiomadoro e precoce,
il cui occhio rimava con Albertine,
ma come ogni altra ninfa era feroce.

Il disincanto l’hai appreso come il crawl,
la fiaba con il resumé e la corsa in bici:
si ha da tirare diritti sino al termine,
vai indietro solo per ricominciare.

Non davi ai miei consigli tanto retta,
volevi dar corpo al sogno più ambito
– montando alla torre di ferro in vetta
spiasti la più nera: un monolito.

Sorpresa non avevi nel volare
né di sotto ai platani del viale
dalla prima alla terza elementare
– zaino in spalla, sempre puntuale.

Non per me riconoscesti le clizie
di Van Gogh, la donna con l’ombrellino
e le strane bagnanti d’oltremare
– la traccia materna d’ombre e figure.

Forse stava al sesto giorno il mio merito,
in fondo alla sala buia, da dove
dal brando di Obi-Wan Kenobi all’esito
trionfale d’Amélie vedesti altrove

scorrere vita sfaldando l’inganno,
l’illusione che chiamammo fiction
– en français
preferivi – e la parodia
sempre più vera: il Guignol e il politico,

il lupo cattivo e la marionetta,
la marcia inventata per Arlecchino,
Patachon, il Lussemburgo e il giardino…
Forse era qui il cambio nella staffetta:

nel drappo giallorosso da noi appeso
a Montparnasse, l’anno dello scudetto,
che noi festeggiammo anche per nonno,
seduto in curva o in tribuna, lassù,

nello stesso cielo avaro di stelle,
che ci regalò un’ultima notte
di luna e oro tra i rami dell’ontano
per ricordarci che sapore aveva

Parigi arsa e offesa di là del giusto,
Parigi ora dolce nel retrogusto.


(pubblicato da Sagarana)




 Alessandro Iovinelli è nato a Roma nel 1957, dove ha studiato e si è laureato in lettere moderne. Ha conseguito il dottorato a Parigi con una tesi su The figures of the author: the disappearance of the real character and the birth of the fiction character in Italian fiction.
Dal 1995 al 1997 è stato lettore di italiano alla facoltà di filosofia di Zagabria. Dal 1997 al 2001 è vissuto a Parigi, dove ha insegnato all’Università di Paris VIII Vincennes–Saint-Denis. Ha lavorato per l’UNESCO, per il quale ha realizzato nel 2002 e nel 2003 un’antologia on-line della poesia mondiale contemporanea, Babele poetica. Già addetto culturale a Zagabria, è funzionario del MAE.
Ha fondato e diretto la rivista di letteratura e cultura “Vana”. Collabora, anche come traduttore, con diverse riviste di critica letteraria in Italia e all’estero.
Ha pubblicato un saggio di carattere sociologico con Silverio Novelli, Lettere dal movimento (1978), un romanzo, Demenza precoce (1986) e tre raccolte di poesie: Le amorosi visioni (1988), Notizie di un viaggiatore disperso (1996) e Il porto delle navi che volano (2001). Un saggio letterario, L'autore e il personaggio, è stato pubblicato nel 2005. Del 2008 è il romanzo Calluna vulgaris. È di prossima uscita una raccolta di saggi su cinema, letteratura e poesia.

 
e-mail: alessandroiovinelli@yahoo.it

giovedì 13 maggio 2010

Il modo tuo d'amare di Pedro Salinas

La foto  è di Vincenzo ed è tratta dal suo blog: 

Il modo tuo d'amare 


di Pedro Salinas (La voce a te dovuta)

Il modo tuo d'amare è lasciare che io ti ami.
Il sì col quale ti abbandoni è il silenzio. I tuoi baci
sono labbra che porgi perché sia io a baciarle.
Mai parole o abbracci mi diranno che c'eri,
che mi hai amato: mai.

Me lo dicono fogli bianchi, mappe, presagi, telefoni; non tu.
E sto abbracciato a te senza chiederti nulla,
per paura che non sia vero che tu vivi e mi ami.

E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire, con domande o carezze,
quella solitudine immensa
d'amarti solo io.

(traduzione mia)

originale:
LA VOZ A TI DEBIDA
Versos 1385 a 1406

La forma de querer tú
es dejarme que te quiera.
El sí con que te me rindes
es el silencio. Tus besos
son ofrecerme los labios
para que los bese yo.
Jamás palabras, abrazos,
me dirán que tú existías,
que me quisiste: jamás.
Me lo dicen hojas blancas,
mapas, augurios, teléfonos;
tú, no.
Y estoy abrazado a ti
sin preguntarte, de miedo
a que no sea verdad
que tú vives y me quieres.
Y estoy abrazado a ti
sin mirar y sin tocarte.
No vaya a ser que descubra
con preguntas, con caricias,
esa soledad inmensa
de quererte sólo yo.

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domenica 2 maggio 2010

La poesia erotica di George Sand (tradotta da me)

 

George Sand - cioè Aurore Dupin, nella vita di tutti i giorni - scrive una lettera d'amore al suo Alfred de Musset sotto forma di poesia. Siamo nel 1835.

La riporto qui per intero:
Je suis très émue de vous dire que j'ai
bien compris l'autre soir que vous aviez
toujours une envie folle de me faire
danser. Je garde le souvenir de votre
baiser et je voudrais bien que ce soit
là une preuve que je puisse être aimée
par vous. Je suis prête à vous montrer mon
affection toute désintéressée sans cal-
cul, et si vous voulez me voir aussi
vous dévoiler sans artifice mon âme
toute nue, venez me faire une visite.
Nous causerons en amis, franchement.
Je vous prouverai que je suis la femme
sincère, capable de vous offrir l'affection
la plus profonde comme la plus étroite
amitié, en un mot la meilleure preuve
que vous puissiez rêver, puisque votre
âme est libre. Pensez que la solitude où j'ha-
bite est bien longue, bien dure et souvent
difficile. Ainsi, en y songeant j'ai l'âme
grosse. Accourez donc vite et venez me la
faire oublier par l'amour où je veux me
mettre.

George Sand à Alfred de Musset (1835)


Traduzione mia:


Sono emozionatissima nel dirvi che ho
 capito benissimo l'altra sera che avevate 
sempre una voglia matta di fare un po' 
di ballo. Conservo il ricordo 
d'amore e vorrei proprio che sia
questa una prova che posso essere da voi amata
con tutta la forza. Sono pronta a mostrarvi il mio
affetto disinteressatissimo, senza calcolo ma-
culo e se volete anche vedermi
svelarvi senza artifizio alcuno la mia anima
completamente nuda, venite a farmi visita.
Chiacchiereremo con franchezza, da buoni amici.
Vi proverò che sono la donna
sincera capace di offrirvi l'affezione
più profonda com'anche la più stretta
amicizia, insomma, la prova migliore
che possiate sognare poiché la vostra
anima è libera. Pensate che la solitudine che mi am-
mazza è lunga, durissima e spesso
difficile. Così, riflettendoci sopra, ho l'anima
gonfia. Accorrete presto e venitemela a 
far dimenticare con quell'amore in cui mi voglio
infilare tutta.


Che noia, com'è stucchevole, direte. Già.
Il fatto è che non è per nulla quel che sembra.
Leggetela saltando le righe pari.
Mi direte. 

Jacqueline Spaccini@2010

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Per vedere uno stralcio del film che racconta la storia d'amore dei due, Les Enfants du siècle (1999), con Juliette Binoche e Benoît Magimelclicca qui.