venerdì 7 settembre 2012

Il metodo di Konstantin Sergeyevich Alekseyev Stanislavskij

 AVVERTENZA: Gli stralci del libro sono da me tradotti dal francese all'italiano. I nomi russi sono per così dire «francesizzati». Il titolo italiano traduce perfettamente l'originale russo (pressappoco: Rabota aktera nad rolju) ed è Il lavoro dell'attore sul personaggio (Laterza editore). Io utilizzo l'espressione costruzione del personaggio, che trovo essere per davvero calzante, rimanendo in questo modo più vicina al testo francese.
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ELIA KAZAN
  Si è fatto sempre un gran parlare dell'Actor's Studio, vale a dire del metodo che moltissimi attori di fama internazionale mettono in pratica, rifacendosi alla scuola che fondò il regista Elia Kazan nel 1947 (nel 1951, Lee Strasberg ne assunse la direzione e la mantenne fino all'anno della sua morte, avvenuta nel 1982).
Ancora oggi, quando si rimarca la bravura di un attore dell'Actor's Studio, si fa notare che deve tutto agli insegnamenti ricevuti, vale a dire al metodo appreso presso tale scuola. I nomi più prestigiosi? Non c'è che l'imbarazzo della scelta e prelevo direttamente la lista di allievi famosi da wikipedia (clicca qui). Per i più pigri, ne metto qualcuno qui di seguito, alla rinfusa: Meryl Streep, Robert De Niro, Susan Sarandon, Marlon Brando, Julia Roberts,  Harvey Keitel, Glenn Close, Dustin Hoffman, Nastassia Kinskij, Al Pacino, Lauren Bacall, Sean Penn, Ann Bancroft, Tom Hanks, e così via.

Non tutti sanno però che il metodo dell'Actor's Studio si rifà in tutto e per tutto al metodo Stanislavski. Un russo. Ma chi era costui?
Konstantin Sergeyevich Alekseyev Stanislavskij nacque a Mosca nel 1863 dove morì nel 1936, alla rispettabile età di 75 anni.

Innanzitutto, fu un attore. Un giovane e volenteroso attore, proveniente da una famiglia agiata. Fu successivamente un regista e infine professore di arte drammatica russa. Tutte notizie che si trovano facilmente in rete e sulle quali non mi soffermerò.
È l'autore di 2 libri imprescindibili per chi voglia fare (o faccia di già) l'attore, l'attrice. Nessuna importanza che la recitazione sia a livello amatoriale o con maggiori ambizioni.

Si tratta di 1) Il lavoro dell'attore su sé stesso e di 2) Il lavoro dell'attore sul personaggio.

Konstantin   Stanislavskij foto ©pubblico dominio


 Tra l'altro sono due libri di godibilissima lettura. Due libri che tuttavia sconsiglio a chi non abbia mai recitato in vita sua da un palco teatrale perché non «parlerebbero» così intimamente all'interprete (o artista, dipende) che si è.

Voglio soffermarmi sul secondo libro, più completo, e che fu pubblicato postumo, nel 1957 (il primo è, nella versione francese, pubblicato nel 1936). 

LA COSTRUZIONE DEL PERSONAGGIO assomiglia a un diario, è scritto alla prima persona (il protagonista è Kostya, giovane attore ancora alla scuola di Tortsov. In realtà, il regista (più insegnante che regista) Tortsov mette in pratica il metodo Stanislavski, quello - appunto - che verrà ripreso dall'Actor's Studio americano.

 Leggiamo insieme qualche breve passaggio.
jaquette

La storia. Il giovane Kostya è stato incaricato - così come i suoi compagni di studio - di iniziare la costruzione del suo personaggio fisicamente. E di cominciare dal costume di scena.

 Sicché Kostya e gli altri aspiranti attori  (Gricha, Sonya, Dacha, Nicolas e Vanya) si recano nelle grandi sale piene zeppe di costumi teatrali per trovarne uno - e con quello anche l'ispirazione. I suoi colleghi trovano facilmente un costume che rappresenti per esempio: il dandy, l'aristocratico, il soldato, il mercante, etc. Kostya viene attirato da una *jaquette moisie* (dice il testo francese), vale a dire da una giacca con una qualche pretesa (una sorta di redingote di giorno, che vuole gilet e pantaloni coordinati), ma la sua è ammuffita, una sorta di vecchia marsina, insomma.


Kostya ha come compito quello di creare un personaggio a partire dagli abiti di scena che indosserà, avvicinarlo a modo suo, servendosi di ciò che è in lui, delle osservazioni che ha potuto fare nel corso della sua vita su quel tipo di persona (che il personaggio rappresenta), prendendo ciò di cui ha bisogno nella vita vera o immaginaria, seguendo il proprio intuito, esaminando sé stesso e/o esaminando gli altri. Quel che non deve fare è perdere la propria identità, il proprio io interiore (traduco dal francese). Per fare ciò ha 3 giorni a disposizione.

Passano i giorni e Kostya vuol gettare la spugna: non riesce a entrare nel personaggio. Ogni tanto ha degli sprazzi di inventiva, flash che gli rimandano un'idea che però non si posa e pertanto Kostya è sempre più abbattuto. Ormai sempre più  nervoso e turbato, si chiede quale personalità potrà mai indossare quella marsina consunta...

foto di Federico Patellani
E poi a un tratto, piano piano, ma costantemente, si accorge che qualcosa in lui cambia: si accorge che la sua camminata si fa più esitante, più obliqua, le giunture sono meno agili, le ossa più fragili. Per camminare, gli occorre un bastone. I capelli (della sua parrucca) li rende più agglutinati, come appiccicati da una mancata regolare pulizia, stropiccia le mani in un modo incartapecorito, la voce gli si fa più dura e trascinata, poi rauca, con tutta una acredine che sa di vita fallita e un'animosità che non fa sconti a nessuno.

Si presenta davanti al suo regista, Tortsov, che lo attacca, lo insulta (non il Kostya studente, bensì il Kostya trasformatosi in vecchio critico saccente) e lui - che solitamente è timidissimo -  inizia a rispondere du tac au tac, botta e risposta (metto solo le battute finali):

Tortsov: Canaglia! Lurido parassita! Lei è un pidocchio, una sanguisuga...
Kostya alias vecchio Critico: Mio dio, che linguaggio! Che mancanza di sangue freddo!
Tortsov: Tu, verme schifoso...
Konstantin  Stanislavskij © wikipedia


Kostya alias vecchio Critico: Ma bene, anzi, benissimo! Sappia che lei non potrà liberarsi di me, della sanguisuga. Si ricordi che non c'è sanguisuga senza l'acqua. E quando c'è l'acqua, ah, quante sanguisughe! Molte, moltissime! Impossibile sbarazzarsi di loro. Impossibile sbarazzarsi di me!
Tortsov allora esitò un istante, poi mi afferrò e mi tirò a sé, abbracciandomi affettuosamente:
Ottimo lavoro, giovanotto, disse.

E via dicendo.

***

Ecco di seguito un link che rinvia a un bel documentario di Marco Rossi e  Marco Evola, che riguarda il lavoro dell'attore sull'attore:  parte 1. E qui di seguito, il video della parte seconda (incentrato soprattutto sul lavoro di Robert De Niro quando impersonò Jack La Motta nel celeberrimo film Toro scatenato) degli stessi autori. Raccomando anche la visione della terza parte del video, dedicato a Shining:
 
Parte II Toro Scatenato







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