martedì 17 maggio 2011

MIDNIGHT IN PARIS DI WOODY ALLEN : sogno di una (mezza)notte di estate



Midnight in Paris, l'ultimo film di Woody Allen che ha aperto ufficialmente il Festival di Cannes 2011, è appena uscito anche nelle sale francesi. Io sono andata a vederlo  sabato 13 maggio, in VO sottotitolato in francese.

N.B. SPOILER : Attenzione, per gli italiani che non volessero conoscere la trama, raccomando di non leggere quanto segue. D'altronde ritengo che se di questo film si conosce in anticipo la storia nei minimi dettagli, lo spettatore perderà il 75% della sua magia.

Siete avvisati, fermatevi qui.


Notte stellata (1889)
Cominciamo dal paratesto (1), direbbe Genette.  Cominciamo dalla locandina. Lo vedete qui sopra, c'è l'immagine, anzi la fotografia di uno scanzonato Owen Wilson che passeggia lungo i margini della Senna, tutto molto realistico... ma poi dietro spunta un pezzo di quadro di Van Gogh, Notte stellata (Nuit étoilée). Voi non lo sapete ancora, ma il contenuto visivo del film è già contenuto in embrione nella locandina: realtà e arte, vero e finzione, gioco e sogno,  immaginazione, romanticismo, fanciullezza. 

Woody Allen torna alla leggerezza, quella che abbiamo amato in Manhattan e in Annie Hall(2), e che era scomparsa da tanti anni. Oddio, il senso della magia (da La rosa purpurea del Cairo) -, qua e là, Allen lo aveva conservato - anzi, direi addirittura sviluppato (penso a Scoop), ma sulle ultime sue pellicole il regista aveva sparso il liquido sterile dell'amarezza: ognuno di noi ha un prezzo, basta conoscerlo (Cassandra's Dream, Sogni e delitti) con un po' di fortuna (e di soldi) i criminali la fanno franca (da Crimini e misfatti a Match point);  l'amore è solo illusione, se uno ci vuol credere bene, faccia un po' come crede (Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni), ma l'amore non esiste (Basta che funzioni era stato scritto negli anni '70). E se proprio volete vivere con qualcuno, che almeno vi assomigli, per favore (cfr. Vicky, Cristina Barcelona): gli opposti si attrarranno pure ma non fanno bon ménage, alla lunga. Abbandona finalmente anche il tema assillante del delitto, dell'omicidio preterintenzionale e intenzionale (oltre ai succitati 2 film, aggiungo ala rinfusa:  Ombre e nebbia, Pallottole su Brodway, Misterioso delitto a Manhattan, Anything else, Sogni e delitti, Scoop). Già altrove (3) avevo espresso il dubbio che Allen volesse dirci qualcosa al riguardo...

In questo film, l'amore c'è. Non quello prestabilito, convenzionale. L'amore torna a essere scoperta dell'altro, e l'innamoramento torna a occupare i ranghi dello straordinario stupore.

E poi l'amore è paziente. E poi non deve dimostrare niente. E poi gli atti di amore (un regalo, per esempio) non sono atti dovuti, non si impongono né si esigono.

Ma non basta. Quello che debbono avere in comune, un uomo e una donna non è l'attrazione fisica, non  sono solo le affinità. Un uomo e una donna per amarsi debbono condividere gli stessi sogni. E volerli vivere insieme (per questo con Adrienne non può durare). 

Torna anche il tema del trombone, del pedante. Il ruolo è affidato a colui che impersonò Tony Blair nel film che vedeva come protagonista una Helen Miller convincente. Di pedanti ce n'erano di già in Annie Hall in fila al cinema (quanti ne ho incontrati nella vita, di pedanti che ora ti insegno io, ora ti dico io...). Lui va bene con la fidanzata di Owen, e i due mi richiamano alla mente questo scambio di battute:



Alvy: Ecco, voi voi, sembrate una coppia molto felice, e e, lo siete?
Coppia di passaggio: Sì!
Alvy: E... e... e questo a cosa lo attribuite?
Ragazza della coppia: Oh io sono superficiale e vuota, non ho mai un'idea e… non ho niente di interessante da dire.
Ragazzo della coppia: Io lo stesso.
Alvy: Ah, ho capito avete unito le vostre intelligenze.
(Annie Hall)


Quella coppia era felice perché superficiale (e forse per davvero è necessario essere un poco superficiali per essere felici. Naturalmente inconsapevolmente felici, che è meglio)... Ma torniamo al film e al paratesto. Dalla locandina al titolo. Vi suona già come noto, vero? Midnight in Paris vale a dire: Mezzanotte a Parigi. E via con Mezzogiorno di fuoco(4), e poi ci viene in mente la Parigi di Tutti dicono I love you (1997), la mezzanotte della zucca di Cenerentola e così via. E c'entrano probabilmente tutte. Ma a mezzanotte, il rintocco della mezzanotte di una pendola immaginaria, dà il senso della magia del film.
Ci giro attorno, mi spiace svelare la trama. Cercherò di essere il più delicata possibile. Siete ancora in tempo per smettere qua,  vedervi il film e tornare a leggere dopo.

Avete bisogno di sognare, avete bisogno di magia, vero? Ma noi usiamo questi termini in maniera metaforica. Tant'è che quando siamo innamorati tutto diventa magico. Ma nel film di Allen la magia non è metaforica.
Guardate qui sotto lo sguardo di Owen Wilson nel fotogramma qui sotto.

E ora immaginate di sentirvi trasportare in un altro mondo.

Basta, non ce la faccio proprio a rovinarvi il gusto di scoprire da soli che cosa accade.

Certo, è un film zeppo di omaggi (d'altronde come tutti i film di Allen); certo gli ambienti sono sempre quelli alto-borghesi e aleggia ovunque un profumo di cipria che non c'era nei film alleniani di venti anni fa.
Imputate il tutto all'età.
La sua, la mia: abbiamo voglia di sognare.

Per conto mio, la boucle est bouclée, il cerchio che va da Annie Hall a quest'ultimo film è chiuso. Felicemente.

N.B. Menzione speciale a Kathy Bates. Mi è piaciuto anche Adrien Brody (a chi ha detto che ha sovraccaricato il suo personaggio, dico: Oh, ma quello era così!). Owen Wilson  impersona bene il giovane Allen (meglio di Kenneth Branagh che finiva per sembrare una parodia - mi riferisco a Celebrity). E c'è anche il mio amatissimo Gad Elmaleh in una particina piccola piccola.
(Carlà? Lasciatela al suo ruolo di première Dame di Francia, è meglio).


Gad Elmaleh


(Credits : Si ringrazia il coniuge per avermi tormentato con Woody Allen da 23 anni a questa parte)



__________

(1) con il termine paratesto, si intende tutto ciò che gravita attorno al testo ma non è il testo.
(2) A volte indico il film con il titolo originale (Annie Hall), altre volte con il titolo italiano (Io e Annie).
(3) Ne parlo diffusamente qui.
(4) Ma solo per gli italiani, per gli inglesi è High noon (mezzogiorno spaccato) e per i francesi è Le Train sifflera trois fois (il treno fischierà tre volte).

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Un bellissimo post! E senza raccontare la trama. Ma come ci sei riuscita? Gabe

Anonimo ha detto...

Certo che l'unica trovata veramente geniale è l'incontro con gli artisti della Parigi del passato. Nel 1996 io avevo scritto e sceneggiato un soggetto molto, ma molto simile (ho il copyright), tuttavia molto più articolato, esteso, con un inizio originalissimo e una fine ben diversa. Il mio viaggio onirico prevedeva un itinerario inverso: da Parigi a NY, dove, attraverso l'oppio, un coppia di artisti non in crisi (ma che trovata banale la crisi di coppia!) compiva un viaggio notturno nella NY del Novecento, incontrando F. Garcia Lorca (v. il suo poema: "Poeta a NY), Rothko, Basquiat, Billy Holliday, un capo indiano...). L'ho spedito un po' dappertutto, nella speranza di essere ascoltata: un produttore importante (da Oskar) aveva accettato di incontrarmi, era incantato da un altro mio soggetto e voleva sottoporlo ad un importante regista USA. Vicino aveva quest'altro mio soggetto che avrebbe presto letto. Era stato circa due anni fa. E ora mi ritrovo con questa trama banalizzata all'inizio e alla fine, sicuramente ricca di gag sciocche che snatura il mio scritto. Che fare? Anche il mio finale non era un tuffo nella banalità, ma bensì una rinascita. E c'erano inoltre molti altri spunti interessanti. Mi piacerebbe che un regista italiano girasse questo mio soggetto completo di sceneggiatura e dialoghi. Sicuramente sarebbe un bel successo culturale e anche commerciale. Ora tremo per altri miei lavori che certe persone hanno in mano!
Strano che W. Allen in crisi di idee da tempo sia uscito improvvisamente con questa idea originale, l'unica che sostiene il suo film, iniziato e concluso in modo banalissimo!

yahoo.it ha detto...

Certo che l'unica trovata veramente geniale è l'incontro con gli artisti della Parigi del passato. Nel 1996 io avevo scritto e sceneggiato un soggetto molto, ma molto simile (ho il copyright), tuttavia molto più articolato, esteso, con un inizio originalissimo e una fine ben diversa. Il mio viaggio onirico prevedeva un itinerario inverso: da Parigi a NY, dove, attraverso l'oppio, un coppia di artisti non in crisi (ma che trovata banale la crisi di coppia!) compiva un viaggio notturno nella NY del Novecento, incontrando F. Garcia Lorca (v. il suo poema: "Poeta a NY), Rothko, Basquiat, Billy Holliday, un capo indiano...). L'ho spedito un po' dappertutto, nella speranza di essere ascoltata: un produttore importante (da Oskar) aveva accettato di incontrarmi, era incantato da un altro mio soggetto e voleva sottoporlo ad un importante regista USA. Vicino aveva quest'altro mio soggetto che avrebbe presto letto. Era stato circa due anni fa. E ora mi ritrovo con questa trama banalizzata all'inizio e alla fine, sicuramente ricca di gag sciocche che snatura il mio scritto. Che fare? Anche il mio finale non era un tuffo nella banalità, ma bensì una rinascita. E c'erano inoltre molti altri spunti interessanti. Mi piacerebbe che un regista italiano girasse questo mio soggetto completo di sceneggiatura e dialoghi. Sicuramente sarebbe un bel successo culturale e anche commerciale. Ora tremo per altri miei lavori che certe persone hanno in mano!
Strano che W. Allen in crisi di idee da tempo sia uscito improvvisamente con questa idea originale, l'unica che sostiene il suo film, iniziato e concluso in modo banalissimo!

Jacqueline Spaccini (Artemide Diana) ha detto...

E una firma o anche un nom de plume migliore di yahoo.it lo puoi lasciare a firma del tuo scritto?
P.S. Io non avevo dato la trama... un motivo ci sarà pure stato. Inoltre se non so chi sei, chi può dire che quel che dici (interessantissimo, peraltro) sia vero?
Grazie.