venerdì 2 aprile 2010

analisi del film BELLISSIMA di Luchino Visconti


ai miei studenti del corso IT12B2


BELLISSIMA DI LUCHINO VISCONTI
LA STORIA DELLA CRISI DI UNA DONNA
STORIA DELLA CRISI DEL NEOREALISMO
Inizio campo medio-lungo, confusione, vociare di folla, la speranza, il miraggio, l’illusione di fare cinema anche se non si è attori, grazie al cinema neorealista che vuole attori presi dalla strada. Nella ressa, una donna (Anna Magnani), vestita di scuro (tutti gli altri son vestiti di chiaro) – e con una certa eleganza – si mette in evidenza. È evidente che ha perduto sua figlia, Maria Cecconi.
Intanto ci siamo spostati all’interno degli studios della Stella film, nel capannone [detto Teatro n.5], arriva il regista (riconoscibile Alessandro Blasetti).
Assistiamo subito dopo, all’inizio di quello che un tempo si chiamava “provino” e che oggi va di moda chiamare casting (insomma: la prima selezione).
Le bimbe, tutte con madri agguerritissime, debbono dare prova di saper fare qualcosa: cantare, ballare, recitare.
Intanto la mamma della piccola Maria ha ritrovato la sua bambina. Arrabbiatissima e preoccupatissima, rimprovera la figlia e le dà un ceffone (mentre le dice: io te pijerebbe a schiaffi = ti prenderei a schiaffi…). Parla in romanesco. E i capelli si fanno scarmigliati, da popolana, con la borsetta aperta e di plastica.
Arriva un giovane, Walter Chiari, sottobraccio a una ragazza che si interessa alla scenetta. Dopo un po’, facendo intendere che è uno che lavora nel cinema, fa una battuta equivoca (anzi, a dire la verità, per nulla equivoca, tanto essa è chiara) sul fatto che lui – alle bambine – e preferisca le madri. Alberto Annovazzi, questo è il suo nome, dà alla donna varie indicazioni per come superare un provino.
Nel teatro 5, le bambine insieme con le loro mamme continuano a esibirsi. I volti che qui sotto potete vedere sono quelli della gente di strada, probabilmente del quartiere. Non sono di certo “comparse” professioniste (come ad esempio le mamme delle bimbe che si sono esibite).
Fanno numero e basta (juste pour qu’on soit [plus] nombreux).

Con prepotenza, la mamma di Maria (ignoriamo ancora il suo nome) passa avanti a [= passe avant, double] tutte le altre arrivate prima di lei. Questa azione dimostra già che tipo di persona è.
La scena dell’immedesimazione, in cui la bimba deve credere di vedere tante fragole da cogliere ai piedi una quercia immaginaria, è fondamentale e rende bene l’idea della finzione e dell’illusione che sono la materia del cinema. Maddalena rimprovera la figlia che si sottopone all’artificio della sedicente maestra di recitazione, ma ci accorgeremo poi che lei non è poi tanto diversa dalla bambina.
E come in Ossessione, Visconti ripete la sequenza dell’immagine nell’immagine, mentre Maddalena si mette gli orecchini ripetendo il birignao (= accent traînant) della sedicente maestra di recitazione (la signora Sperlanzoni), dice: «Recitare. In fondo che è recità? Se io mo’ me credessi d’esse n’antra, se facessi finta d’esse n’antra, ecco che recito [=Recitare. E già, in fondo che cos’è recitare? Se adesso io credessi di essere un’altra, se facessi finta di essere un’altra, ecco che recito]».

Sicché lo spettatore capisce che il desiderio che Maria diventi attrice (o comunque venga scelta per il film Bellissima) nasce non già dal suo orgoglio di essere mamma di una bella bambina, bensì dalle frustrazioni di Maddalena che attraverso la figlia espone se stessa e realizza il suo sogno. 


Ecco perché, durante un’intervista, Visconti dirà che è la storia di una donna in crisi. In crisi rispetto a quel mondo cui appartiene ma che le «va stretto», in un condominio in cui le altre donne la definiscono una fanatica (= una matta superba con manie di grandezza). 

Il dominìo che lei esercita sulla figlia e che è fatto di amore, dolcezza, crudeltà, nervosismo e comando [Tu devi dare retta (= écouter, croire, obéir) solo a mamma], non smette di ammonire la figlia (anche con l’indice alzato) a essere come la mamma e a fare quel che la mamma non ha fatto (Io pure, se avessi voluto…). Il confronto è continuo e serrato, anche i capelli che le pettina debbono stare tutti indietro, come sta mamma, perché altrimenti è brutta.
Alla balbuzie, si aggiunge il fischio e Maddalena, dopo averla portata dal fotografo, decide di far studiare la dizione alla piccola Maria, il cui unico desiderio sarebbe quello di tornare a scuola (ma la madre non se ne accorge nemmeno).
Dal fotografo, la m.d.p. torna a riproporre il gioco dell’immagine nell’immagine. Stavolta all’ennesima potenza (giacché si triplica e il fotografo è nella postura propria di certi pittori che si autoritraggono nei loro quadri):

Maddalena non capisce di arte: tutto è finalizzato al film, sicché pretende che sua figlia impari a ballare la danza classica in poche ore e da una battuta capiamo che la bimba non ha 7 anni, come lei ha dichiarato al regista Blasetti, bensì 5.
Ma esiste anche un padre, nel film. Se in Ladri di biciclette tutto il rapporto è tra Bruno e Antonio, qui è tutto tra Maria e Maddalena, con la differenza che Maria non ha la forza né l’età di Bruno.
Di Spartaco (nome romanissimo, molto diffuso all’epoca), sappiamo poco: non conosciamo il suo lavoro, ma apprendiamo che ha appena comprato una casetta (un appartamento, in realtà). Lo vediamo affettuoso con la bambina, ma poco presente in casa (all’epoca non c’erano orari prestabiliti: si partiva la mattina per andare al lavoro e si rientrava la sera tardi, verso le nove).
Maddalena: “Lo vedi Montgomery Clift, simpatico eh...”
Spartaco: “Ah Maddale’, e lascia sta’ ‘l cinema”
Maddalena: “ ‘A Spartaco, nun me capisci tu. Guarda che bei
posti... guarda noi ‘ndo’ vivemo. Io quando vedo ‘ste cose
qua, ma...”
Spartaco: “Maddale’, so’ tutte favole...”
Maddalena: “ ‘n so’ favole, ‘n so’ favole... “
I coniugi Cecconi commentano Il fiume rosso
Dissolvenza incrociata, nuova sequenza: Cinecittà. Maddalena è preoccupata che la piccola Maria non venga scelta e che al suo posto venga presa un’altra. Cerca una raccomandazione e ricerca Annovazzi. La bimba viene condotta dal parrucchiere.

E intanto le chiede 50.000 lire (che sono tante). 
Di fronte alle perplessità di Maddalena, fa capire che potrebbe bastare un approccio sessuale, ma la donna si nega e preferisce pagarlo. Con il denaro, lui compera una lambretta.

Tutto precipita: la bimba lasciata dalla madre in custodia alla Sperlanzoni, si ritrova coi capelli corti corti, Spartaco non trova mai a casa la moglie e vi trova estranei, la sua esasperazione lo spinge a picchiare (mi ammazza di botte, dirà la donna alle vicine) Maddalena, la quale ha paura dello scandalo, ma determinata ad arrivare fino alla fine, mentre contende al marito il vestito di tulle che ha pagato con le iniezioni. La sua volontà è quella che muove anche oggi chi non ha un vero talento o una disponibilità finanziaria ma in compenso vuole diventare subito in quattro e quattr’otto, ricco e famoso: vuole che sua figlia diventi qualcuno.

Secondo provino, seguito da un pranzo alla trattoria della suocera di Maddalena, lungo il Tevere, ma in una zona poco romantica (altro che Belvedere – il nome della trattoria):

Film critico sul cinema e le illusioni che dà, emblematico
1. nella scena della montatrice che un tempo è stata attrice di un film neorealista (alla domanda di Maddalena Perché non fa più film? Signora, io non sono un’attrice, risponderà la ragazza)
FOTO
2. nella scena in cui Maddalena assiste insieme con Maria al provino in cui tutti ridono della bambina

Il film si chiama Oggi, Domani, Mai.  Alla fine scatta la ribellione di Maria che parla con Blasetti anche se ancora chiede che venga scelta sua figlia, ma poi quando la sceglieranno,  per davvero, fino a chiederle di firmare il contratto in caso, rifiuterà i 2 milioni di lire e chiederà al marito Spartaco di cacciare gli intrusi da casa loro.



Jacqueline Spaccini©2010





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