sabato 6 luglio 2019

ARTE POVERA. Pascali, Kounellis, Pistoletto

Arte povera
 
Il critico genovese Germano Celant parla dell'ARTE POVERA:





Due esempi, due amici: Pino Pascali e Jannis Kounellis

Pino Pascali



foto prelevata da:  https://www.barbarapolvora.com/about/

Pino Pascali

Pugliese di nascita, romano di adozione, aveva terminato gli studi presos l'Accademia di Belle Arti e frequentava gli artisti per i quali Alberto Arbasino coniò il termine la Scuola di Piazza del Popolo. Pascali lavorò dal 1964 al 1968, anno in cui muore, a 33 anni, a seguito di un incidente stradale all'altezza del Muro Torto a Roma. 

Il suo lavoro è ascritto al movimento Arte Povera (dominato dal critico genovese Germano Celant che attribuì tale nome a un gruppo di artisti nelle pagine della rivista Flash art nel 1967, riprendendo l'aggettivo *povero* dal teatro del ceco Grotowski.

Gli anni '60 del secolo scorso, erano gli anni della rabbia che però a Roma esplode in maniera più ludica, per criticare la guerra senza fare la guerra. 

Gruppo d'arte dalle individualità apolitiche, come Celant afferma, con l'idea che l'arte si muove, non è statica, è in continuo divenire. 

Si trasforma, non è più un'entità bloccata, ma possiede una energia che viene sottolineata non attraverso la rappresentazione come nella fotografia o nella pittura rinascimentale. È un divenire libero, rispetto a qualunque dominanza.

Celant la chiama guerriglia, vale a dire una sorta di microbattaglia quotidiana alle consuetudini borghesi. Arte non più rappresentata, ma in atto (Celant)

Gli elementi di 32 mq di mare circa non sono saldati tra loro, ma si staccano, hanno una loro imprevedibilità (cfr. foto qui sotto). L'armonia in cui gli italiani eccellono e sanno rispettare, sanno anche trasgredirle. E questo non è un disvalore.




http://www.museoradio3.rai.it/dl/portali/site/articolo/ContentItem-cf2d007b-bd4a-47d8-9d8c-8bc44946b496.html

Pascali ha frequentato anche la POP che in Italia è un po' diversa da quella americana; è un modo per parlare di qualcosa di nuovo ma che fa anche un po' ridere.

Divertente ma impegnato, curioso ma consapevole. Rabbioso all'epoca della Biennale cui era stato invitato contro i poliziotti e contro gli studenti che chiedevano di boicottare la Mostra di Venezia.

Angela Vettese racconta 32 mq di mare circa (link per accedere all'audio del sito rai)


Jannis Kounellis

Greco di Atene, stanziatosi ventenne a Roma, classe 1936.
Il flusso continuo dell'ispirazione e dell'azione, sull'onda della sua ammirazione per l'americano  Cy Twombly.

Adotta materiali naturali (arte povera), installazioni e performance con elementi simbolici e non manipolabili come legno, pietre, fuoco e carbone, ma anche animali vivi, come manifestazione di energia vitale. La forza positiva della natura è espressamente visibile nei suoi lavori col carbone o con gli animali.

Jannis Kounellis

Nel quadro del 1967 (Senza titolo), si vede una struttura di metallo grigio e un pappagallo legato a un trespolo che fuoriesce dalla struttura.

Celant dice che la struttura grigia è industriale, rigida, meccanica e americana (contro la Minimal Art).  Che cos'è il pappagallo? Vola, è simbolo della libertà ma che è un uccello con un becco potente e può mordere, come l'arte. Simbolo del Sud, con la sua vitalità naturale, incatenato alla cultura americana. Rappresentazione che veicola una serie di messaggi politici, dialogo tra industria e natura, tra libertà e prigionia. Tutta una serie di riflessioni di presa di posizione dell'arte di Kounellis, a favore della cultura del povero.

Jannis Kounellis dal blog: http://federicobartoliniartolico.blogspot.com



Michelangelo Pistoletto

Con un ruolo di spicco nell'ambito dell'Arte Povera (poi dell'Arte Concettuale), questo biellese che abbiamo visto di recente (clicca qui nel 29/01/2017)  ospite in una trasmissione tv condotta da Fabio Fazio, mi fa pensare al postmoderno (pensando alla serie degli specchi).

Michelangelo Pistoletto qualche anno fa


Contiguità tra le icone bizantine (pop primordiale)  con le icone moderne. Il fondo oro rappresenta il divino, il trascendente (nell'icona). La domanda di Pistoletto è stata: chi sono io rispetto al trascendente? Lo spazio incognito che è il fondo oro allo specchio che riproduce la realtà immanente presente e futura in un continuo cambiamento, in un accoglimento continuo, sicché lo spazio da incognito (come l'infinito) si è fatto cognito.

Assisi bosco di S. Francesco http://www.stradadeivinidelcantico.it



Al Louvre nella sua opera entra il pubblico e insieme la storia della pittura antica. Quadro specchiante: la gente fotografa il quadro specchiante sé stesso e la Monna Lisa.

E in un'altra galleria, la VNH  Gallery, spacca tutti i suoi specchi (articolo in lingua francese):

video dell'azione 


Oggi l'arte non può prescindere dallo spettatore, l'artista è libero nella sua responsabilità (Estetica & Etica).

La rappresentazione dell'idea. Non esistono più gli -ismi (nati a dire di Pistoletto dopo l'invenzione della fotografia):impressionismo, cubismo (mettere insieme tutti i punti di vista), espressionismo (grido di Munch), surrealismo (il sogno l'irrazionale), tutti nati dopo l'avvento della fotografia.

Dice Pistoletto: a quel punto, l'artista non può più essere il mestierante della riproduzione, allora l'artista si chiede: serve ancora l'arte? Allora inizia un'indagine introspettiva. 

E ci si rende conto che  l'arte è qualcosa di più che una riproduzione.

Michelangelo Pistoletto, Other Artists and I -  Photo 2019©JSpaccini


Jacqueline Spaccini